La politica odierna si muove per istinto, per sentimenti, senza una logica di fondo, specialmente quando la maggioranza parlamentare è costituita da partiti in crisi, innaturalmente uniti in nome dell'antagonismo ad una destra, più che per un reale programma di governo.
Il 26 Ottobre parte il tam tam mediatico con le testate giornalistiche che affondano il colpo per agitare gli animi degli italiani, tutte con più o meno gli stessi titoli:
Un messaggio sconcertante, che va condannato senza se e senza ma, che fa da apripista alla votazione in aula del 30 Ottobre della proposta di istituzione di una commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo [...], con prima firmataria proprio la Segre. La maggioranza vota a favore, il centro destra si astiene scatenando la bagarre mediatica con i giornali che, nella migliore delle ipotesi lo tacciano di menefreghismo sul tema dell'intolleranza e dell'antisemitismo, nella peggiore di connivenza. Mediaticamente un enorme autogol che si presta alla strumentalizzazione politica della maggioranza di governo e di chi si sofferma in superficie, i perbenisti da salotto, interessati alla bella figura di facciata, priva però di contenuti.
Ma perché si sono astenuti?
Semplice, perché spesso ciò che alcuni partiti presentano come un atto di civiltà nasconde invece il solito tentativo di controllare i sentimenti popolari e, più in generale, il dissenso nei loro confronti e della visione politica che propugnano.
La premessa, che è parte sostanziale della proposta, delinea in maniera preoccupante l'ambito di azione di questa commissione, dicendo
[...] è un fatto che non esiste ancora una definizione normativa di hate speech; tuttavia in base alla raccomandazione n. (97) 20 del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa del 30 ottobre 1997, il termine copre tutte le forme di incitamento o giustificazione dell'odio razziale, xenofobia, antisemitismo, antislamismo, antigitanismo, discriminazione verso minoranze e immigrati sorrette da etnocentrismo o nazionalismo aggressivo. [...] gli hate speech sono difficili da definire e suscettibili di applicazioni arbitrarie, i codici penali di molti Stati membri, infatti, con riferimento all'incitamento alla violenza o all'odio, utilizzano svariate terminologie e di conseguenza vari criteri di applicazione. Gli aspetti più divergenti fra le varie legislazioni dipendono per lo più dai seguenti fattori: il peso attribuito all'intento, alla motivazione, allo strumento di comunicazione prescelto, al contesto e alle conseguenze prevedibili in date circostanze. Il Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa definisce gli hate speech come le forme di espressioni che diffondono, incitano, promuovono o giustificano l'odio razziale, la xenofobia, l'antisemitismo o più in generale l'intolleranza, ma anche i nazionalismi e gli etnocentrismi, gli abusi e le molestie, gli epiteti, i pregiudizi, gli stereotipi e le ingiurie che stigmatizzano e insultano; [...] Deve risultare, altresì, punibile l'istigazione pubblica alla violenza o all'odio, quale che sia la forma di diffusione: scritti, immagini o altro materiale. Lo stesso dicasi per l'apologia o la negazione dei crimini di genocidio, dei crimini contro l'umanità e di quelli di guerra e, infine, quanto ai comportamenti atti a turbare l'ordine pubblico o minacciosi, offensivi e ingiuriosi. [...] delibera di istituire una Commissione straordinaria [...] la Commissione può segnalare agli organi di stampa ed ai gestori dei siti internet casi di fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza nei confronti di persone o gruppi sociali sulla base di alcune caratteristiche, quali l'etnia, la religione, la provenienza, l'orientamento sessuale, l'identità di genere o di altre particolari condizioni fisiche o psichiche, richiedendo la rimozione dal web dei relativi contenuti ovvero la loro deindicizzazione dai motori di ricerca.Pur se mossa da un nobile intento, quindi, la Commissione rischia di diventare una potente arma di parte per schiacciare il dissenso ed il crescente sentimento nazionalista/sovranista in contrapposizione alla retorica globalista, all'ideologia gender-free e pro immigrazionista. Per stessa ammissione dei firmatari della proposta, infatti, definire l'hate speech è complicato e, soprattutto, dannatamente soggettivo aggiungo io, ma se includi nel calderone anche il nazionalismo diventa palese che questa commissione potrà agire più da censore verso gli avversari politici, che come reale strumento di civiltà. Da qui l'astensione del centro destra, condivisibile certo, ma forse addirittura debole, viziata anch'essa dal politically correct imperante. In altri tempi (e con altri uomini), una proposta di questo genere avrebbe determinato un sicuro voto contrario di una destra storicamente avversa a tutta quella categoria di reati definiti d'opinione. La sponda a questa lettura arriva poi in questi giorni proprio dalla Senatrice Segre, che in totale buona fede ha concesso recentemente un'intervista al quotidiano La Stampa in cui, candidamente, afferma che Lei non ha profili social ed ha appreso degli insulti che la riguardavano esclusivamente dai giornali gettando forti dubbi sul fatto che Lei stessa sia stata l'inconsapevole marionetta nelle sapienti mani di chi questa commissione l'ha voluta proprio per gli altri motivi di cui sopra.
Voglio concludere questo articolo, però, con una critica alla politica a cui mi ispiro, a quella destra rappresentata soprattutto dagli eredi del Movimento Sociale che in questi giorni si stanno prodigando a pubblicare sui social i messaggi di odio che provengono da sinistra: non è equiparando l'odio o mostrando che si odia anche a sinistra (e forse i primi antisemiti stanno proprio lì) che si combatte la voglia di censura (tema a cui sarà necessario dedicare un post separato dopo quello che sta succedendo su Facebook). Così come non è tentando di sminuire i comportamenti denigratori che popolano il web che si combatte quella sinistra il cui primo ed unico insulto per una destra conservatrice e sovranista è tacciarla di fascismo. Ci vuole cultura, in primis per i propri militanti/simpatizzanti, è necessaria una critica seria, forte al sistema globalista che chiede a noi di abbandonare le tradizioni, i confini, l'identità di genere, la famiglia ed il sentimento nazionale, che però si esprima con un messagggio chiaro in discontinuità con l'ignoranza e l'istinto del volgo.
EDIT: 11/11/2019
E' di oggi un articolo della testata online Termometro Politico a firma di Nicolò Zuliani che arricchisce di nuovi elementi l'affaire "Commissione Segre".
L'articolo, infatti, parte dall'analisi dell'articolo di Repubblica di Sabato 26 ottobre, a firma di Pietro Colaprico intitolato “Liliana Segre, ebrea. Ti odio” Quegli insulti quotidiani online. All’interno cita un rapporto dell’osservatorio antisemita e sostiene che la Segre riceva 200 insulti al giorno. Il rapporto esce due giorni dopo e dice una cosa diversa; i dati si riferiscono al 2018, non al 2019. Gli episodi di antisemitismo sono 197 all’anno, non 200 al giorno. [...]
“personaggi pubblici come Gad Lerner, Emanuele Fiano, Sandro Parenzo, Enrico Mentana e Liliana Segre sono spesso vittime di invettive antisemite, specie sui social”.
Antisemitismo in Italia nel 2018, pg.12
In pratica, una fake news di Repubblica ha scatenato i titoloni degli altri quotidiani che hanno riportato il dato senza alcuna verifica, i quali a loro volta hanno informato la Segre (come Lei stessa afferma nell'intervista riportata), la quale, qualche giorno dopo, diventa la prima firmataria della Commissione...


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