giovedì 11 luglio 2019

Baby Pride Catania: pensavo fosse un fake, ma.... Mi sbagliavo!

Quando giorni fa vedevo rimbalzare tra le pagine social dei politici "di destra" post indignati contro un presunto "Baby Pride" (evento per il Gay Pride Catanese 2019) organizzato presso la sede della CGIL di Catania ho pensato alla solita fake news messa in giro ad arte per ridicolizzare il politico pronto a cavalcare l'onda per qualche punto percentuale in più nei sondaggi. Aspettavo con ansia gli articoli dei giornali "de sinistra" volti a ridicolizzare il mal capitato di turno ed invece niente, nessuna copertura sulla notizia: né contro gli esponenti politici che l'avevano criticata, né tantomento sull'evento. Così è cominciato a sorgermi il dubbio che dietro a tutto questo ci fosse un minimo di verità. Non può essere vero, continuavo a ripetere a me stesso, non ci si può spingere a tanto,  mentre mi apprestavo ad effettuare qualche ricerca in rete. E Sbahm.. Era tutto vero! 😱😱😱😱😱😱😱

Fiabe per bimb* raccontate dalle Drag Queen



Le fiabe proposte, in chiara chiave propagandistica sono: Rosaconfetto (icona del movimento femminista), Ettore, l'uomo straordinariamente forte (che però faceva l'uncinetto) , Piccolo Uovo (inno alla famiglia non tradizionale, [.. con un testo breve dai dialoghi semplici, Francesca Pardi, autrice esordiente, comunica ai lettori più piccoli ma anche ai più grandi il concetto di famiglia che sta gradualmente sostituendo quello tradizionale..] ).
E da alcune foto reperite in rete, uno scarso pubblico di bambini ha anche preso parte all'evento












Se nessuno può o deve sottrarsi al tema delle rispetto degli orientamenti sessuali o la parità dei diritti tra uomo e donna, ritengo sia di una gravità inaudita tentare di circonvenire la categoria più debole della nostra società, i bambini, propugnando teorie di genere con l'intento di deviare e condizionare la vita dell'adulto di domani.

L'asterisco posto sul manifesto dagli organizzatori a mascherare la vocale finale della parola bimbo/a è l'evidente segnale dell'idea sottostante: il sesso biologico non è correlato con l'orientamento sessuale, pertanto il bimbo è una tela bianca su cui dipingere un futuro "arcobaleno".


Alcuni post degli organizzatori (a sx una delle drag queen) sono chiarificatori dell'intento discutibile, opinabile o, per alcuni, criminale: il primo parla di purezza del bimbo in contrasto con il presunto odio insegnato dagli adulti, il secondo accusa un generico NOI (eterosessuali) colpevoli di aver finora raccontato fiabe di principi e principesse con l'intento di predeterminare il ruolo dei bimbi nella società di domani, inquadrandoli in modelli definiti statici e binari. Perché la vera principessa non è Biancaneve, non è Cenerentola, non è Aurora, bensì una drag queen...

La normalità, la dicotomia uomo-donna, quella condizione naturale che ha condotto l'umanità fino ad oggi grazie alla capacità eterosessuale di procreare e generare vita diventa il male, l'odio che si diffonde nella società a discapito di una minoranza che non cerca di imporsi esclusivamente come individui, bensì di imporre il proprio modello, la propria idea di sessualità. 
 Ben vengano i dibattiti sul tema, ben vengano i confronti, ma tra pari, tra adulti in grado di ragionare con le proprie menti e non plagiando i bambini nel bel mezzo della loro delicata fase evolutiva al solo fine di condizionare culturalmente le future generazioni, educandole non all'amore o al rispetto, come falsamente qualcuno scrive, bensì ad un radicale cambio di paradigma culturale in cui le identità, di qualsiasi tipo (dal genere alla nazione) sono da combattere in favore di un individualismo senza riferimenti (un individuo non più statico, non più binario). Se la ricerca in epoche più recenti si sta orientando verso un'assenza di correlazione fra ambiente di crescita di un bambino e futuro sviluppo dell'orientamento sessuale (nostante appaia consolidato che esso tenda a formarsi in epoca tardo infantile ed adolescenziale) nell'ottica di mitigare i timori conservatori sull'affidamento di figli a coppie omosessuali, è, a mio modo di vedere, vero anche che il continuo stillicidio a cui siamo mediaticamente sottoposti miri a condizionare irreparabilmente la nostra percezione della sessualità.
Se da un punto di vista psicologico/psicoanalitico l'omosessualità si è trasformata da patologia in semplice deviazione del comportamento (devianza da una condizione naturalmente normale frutto dell'innato istinto alla procreazione) non più deprecabile (posizione che condivido e che rispetto), i pochi studi al riguardo non possono prevedere gli effetti di una esposizione di lungo periodo a questa condizione di anormalità.
Nelle ricerche effettuate durante la scrittura di questo post, infatti, mi è capitato un interessante link dell'ordine degli psicologi del Lazio che riassume i vari studi sul tema dell'omogenitorialità.
La cosa che salta subito all'occhio è la pochezza dei casi esaminati nell'ambito dei singoli studi. La maggior parte delle ricerche, infatti, si basa su un numero di individui quasi sempre al di sotto delle 100 unità (poche per tirarne fuori dei risultati universalmente applicabili) e che giungono quasi tutti a risultati positivi per la causa LGBT.
Tra i vari presenti in elenco, però, ve ne sono alcuni che, a mio modo di vedere, rafforzano i miei timori sull'impatto che questo tipo di educazione possa avere sui bimbi in piena età evolutiva e che voglio citare a conclusione del mio pensiero.
1) Studio del 2009 intitolato "Children’s gender identity in lesbian and heterosexual two-parent families" che mirava a << confrontare l’identità di genere, le aspettative circa un futuro coinvolgimento con una persona dell’altro sesso, e l’adattamento psicosociale di bambini cresciuti in famiglie omogenitoriali e bambini cresciuti in famiglie eterogenitoriali >> i cui risultati sono sintetizzati in: << I bambini cresciuti in famiglie omogenitoriali sembrano percepire in misura minore la pressione esercitata dai genitori a conformarsi agli stereotipi di genere, hanno minori probabilità di sperimentare il proprio genere come superiore, e una maggiore propensione, in futuro, a mettere in discussione la propria sessualità rispetto ai bambini cresciuti in famiglie con coppie eterosessuali>>
2) Studio del 1981 intitolato "Children’s acquisition of sex role behavior in lesbian-mothers families" che mirava a << esaminare l’influenza genitoriale sul comportamento sessuale dei bambini>> i cui risultati sono sintetizzati in << indipendentemente dall'orientamento sessuale del genitore, i figli di entrambi i sessi si orientano preferibilmente verso i giocattoli tradizionalmente associati al loro sesso >> .

Mentre nello studio numero 1 i risultati sono già espliciti, in quello proposto al punto 2 il vero significato viene celato dietro un'asettica conclusione. Se è vero, infatti, che non è possibile condizionare nel breve periodo l'orientamento sessuale di un bambino, chi ha tradizionalmente associato un giocattolo ad un sesso e, soprattutto, chi ha fornito questa informazione al bambino?!
La risposta è molto semplice (a mio modo di vedere): nessuno, o meglio, tutti noi come ereditarietà culturale geneticamente trasmessa. E se così fosse, allora cambiare questa educazione e sovraesporre i nostri figli ad una educazione gender free pregiudicherà la condizione delle future generazioni verso uno stato di deviazione sempre più accentuato e forse pericoloso per il normale percorso evolutivo?!
E' corretto tentare di modellare il comportamento di un bambino, nell'estremo tentativo di azzerarne le peculiarità di genere adducendo come scusa una pseudo educazione all'amore ed alla tolleranza?

Ai posteri l'ardua sentenza, o meglio, la prova che scaturirà dai fatti...


EDIT: 2019-07-16
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