domenica 30 dicembre 2018

Red Land (Rosso Istria)

Red Land (Rosso Istria) è il film che non ti saresti mai aspettato potesse essere realizzato con contributi pubblici e proiettato in un cinema italiano, questo per almeno 2 motivi principali:

  1. L'Italia, al contrario delle altre Nazioni uscite sconfitte dalla Seconda Guerra Mondiale, non ha ancora regolato i conti con il suo passato, non riuscendo mai a valutare i fatti e gli eventi post armistizio 8 Settembre in modo razionale ed obiettivo.  
  2. Tratta una pagina oscura della storia italiana post 1943, per troppi anni taciuta, anzi, omessa, relegata a mera legenda propugnata dai fascisti al fine di  infangare la memoria della Resistenza (dipinta erroneamente, dai transfughi vincitori, esclusivamente come un manipolo di eroi)
Il film ripercorre la storia, in Istria, delle prime settimane post armistizio, fotografando in modo impeccabile lo scenario di caos in cui il Comandante Badoglio aveva lasciato l'Italia, tra lo smembramento dell'esercito regio, il duce in prigionia in attesa dei tedeschi, i vecchi amici ora nemici ed i nuovi amici ex nemici, i timori dei coloni italiani della penisola istriana e le forze partigiane comuniste di Tito. Il focus è sulla famiglia Cossetto, i loro familiari ed il martirio che la loro figlia Norma subirà a causa dei partigiani slavi, con l'enorme complicità dei comunisti italiani, rei di ragionare nell'ottica di lotta politica, invece che di fratellanza di popolo.

Il film è girato in modo lento, crudo, diretto e volutamente realistico. Un film tragico che il registra ed attore argentino M.Hernando Bruno ha girato senza la paura di raccontare una verità scomoda e mettendo in risalto le responsabilità politiche dei comunisti e partigiani italiani, oltre che le feroci barbarie dei titini. Per i liberi pensatori e per una parte della destra italiana le Foibe  ed il dramma dei coloni italiani dell'Istria, Fiume, la Giulia e la Dalmazia sono una vicenda nota, ma vedere questi crimini in un film denuncia come questo riapre quelle ferite naturali contro chi, per 70 anni, ha tentato di censurare i crimini comunisti in quelle terre e nel resto d'Italia ed i cui discepoli, ancora oggi, nonstante l'evidenza storica, stanno boicottando il film (con pochissime sale disposte a farlo vedere) e la gogna social a cui il regista è stato sottoposto con sciocche accuse di revisionismo e fascismo.

Emblematico è quanto è costretta a scrivere una familiare di Norma, dopo alcuni spregevoli atti di volantinaggio ad opera di alcuni sedicenti comunisti:



Oggi come allora c'è ancora chi si oppone al racconto della verità, poiché l'idealizzazione di una sinistra eroica e culturalmente egemone non deve essere scalfita o macchiata. Così una verità scomoda fa ancora paura dopo oltre 70anni ed a volerlo sono quelle fette della società italiana culturalmente contigui ai loro nonni, sinistra più o meno estrema e comunisti nostalgici che, anche se con diverse battaglie, sacrificano l'interesse e l'identità nazionale, un tempo all'altare del comunismo oggi a quello del meticciato e dell'accoglienza incontrollata, spacciata per solidarietà.

Una linea retta immaginaria li collega, un pensiero volto esclusivamente ad abbattere i confini, le tradizioni, le identità, in una rinnovata lotta di classe, ma funzione proprio del capitale che un tempo volevano combattere.
Il tempo si è già espresso sul passato dichiarando fallimentare l'approccio comunista, il presente invece si sta esprimendo sulle pericolose politiche basate su immigrazione incontrollata e difficoltà di integrazione fra culture a diversi stadi evolutivi.
Mi auguro che nel futuro, il giudizio verso questa generazione non sia quello di aver permesso la distruzione della nostra civiltà in nome di un nuovo popolo anonimo, senza riferimenti, senza tradizioni e senza identità. 
Ricordare Norma significa ricordare se stessi, la nostra identità... 

Nessun commento:

Posta un commento