La Direttiva del Ministro per la Pubblica amministrazione n.8/2009 ha evidenziato l’importanza di fissare i criteri di riconoscibilità, di aggiornamento, di usabilità e accessibilità individuando con il “.gov.it” il dominio che riconosce i siti e i portali delle pubbliche amministrazioni.
E' stato un passo epocale, perché la registrazione di un dominio .gov.it è regolata da specifiche autorizzazioni e concessioni fatte dall' Agid (Agenzia per l'Italia Digitale) che garantiscono al visitatore del sito di trovarsi certamente al cospetto di un sito ufficiale di una pubblica amministrazione.
Non sono riuscito a trovare statistiche certe su quanti siano i domini .gov effettivamente registrati in circa 10 anni, ma da notizie trovate in rete dovrebbero essere oltre 10.000 le pubbliche amministrazioni mentre oltre 8.500 le istituzioni scolastiche ad avere adottato il dominio governativo.
Ora, però, SI CAMBIA.
Con la determinazione 36/2018 , infatti, in ottemperanza al Piano Triennale ICT, in deroga al Regolamento attualmente in vigore circa la "Assegnazione e gestione dei nomi a dominio nel SLD gov.it", l'Agid stabilisce che i domini .gov sono da considerarsi ad uso esclusivo degli enti di governo centrale, giustificando questa scelta con la necessità di adeguarsi al panorama internazionale (USA, UE). Nella stessa determinazione si fissano inoltre tempi strettissimi (Giugno 2018) per la migrazione da parte di quelle amministrazioni ed istituti scolastici che, oggi, risultano assegnatari illeggittimi di tale dominio.
Ovviamente nel mondo della pubblica amministrazione si è creato il panico, perché i problemi, anche di natura tecnica, nonché i costi da sostenere, non sono di poco conto.
Vediamone alcuni:
- Il dominio gov.it rappresenta una sicurezza per il navigatore, il quale sa immediatamente che il sito che si sta visitando è effettivamente quello ufficiale dell'Ente. Tornare indietro a domini generici, tipo .it, .org, significa sia esporre il navigatore a possibili frodi, ma soprattutto andarsi a scontrare con i falchi del web che in questi anni hanno registrato domini per conto di altri. I nomi a dominio riservati per gli enti pubblici, infatti, sono pochi, nelle loro declinazioni, ad esempio per i comuni, relativi a nome.provincia.it.
- Associato al dominio, ci sono una serie di servizi collegati che subiranno ovviamente un'interruzione, uno su tutti la PEC e certificati: immaginate che nell'arco di 2 mesi tutte le pec di enti locali e scuole collegate ai domini .gov diventeranno invalide e tutti saranno costretti ad aggiornare le proprie rubriche. Considerando il grado di emancipazione tecnologica degli impiegati pubblici, sono facilmente prevedibili mesi e mesi di blackout e di ritardi nelle comunicazioni.
- Tutti gli enti interessati dal provvedimento saranno costretti a sostenere costi non preventivati per la registrazione di nuovi domini, hosting e servizi connessi, nonché incarichi a personale tecnico necessario a minimizzare e gestire gli impatti del cambiamento
Chi avrà le informazioni necessarie per capire se il sito che si sta visitando sia effettivamente quello istituzionale e non una sua copia?
Un esempio concreto?
Il registro italiano ha inibito la registrazione di alcuni specifici domini, poiché diretta espressione di comuni, province o regioni, ma il confine fra ciò che si può e non si può registrare è molto debole.
Prendiamo San Vito Romano, ridente cittadina in provincia di Roma.
Un nome papapile per il post gov potrebbe essere: sanvitoromano.rm.it, poiché protetto da registrazioni di terzi, ma cosa succedete se un utente si trovasse a visitare la pagina sanvitoromano.it , attualmente registrato da una società sarda di servizi, con sede a Cagliari?
Semplice, un malfattore potrebbe creare un esatto clone del sito istituzionale ed ingannare il navigatore sfruttando l'alta probabilità che un utente possa non fare caso alla sigla di provincia mancante e, soprattutto, possa non sapere che solo il formato comune.provincia.it è un nome di dominio protetto.
Da cittadino, da amministratore pubblico e soprattutto da tecnico, caldeggio apertamente un ripensamento totale, oppure, almeno, tempi più lunghi di attuazione, poiché è palese come una decisione di questo tipo, firmata dal Direttore Generale dell'Agid, Antonio Samaritani, sia stata presa non riflettendo in modo adeguato sull'impatto che essa avrà sulla vita degli enti locali e dei cittadini tutti.
Stay tuned...
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