- La Città metropolitana considera il fenomeno migratorio quale elemento strutturale del territorio di competenza e potenziale di sviluppo socio ‐ economico e culturale per la Città metropolitana stessa e per i Paesi di origine dei migranti
E' racchiusa in un solo comma, tutta la retorica immigrazionista ed anti italiana che la classe politica al governo negli ultimi anni propina come dogma ed unica via possibile.
E' la prima volta, però, che mi capita di leggere una tale volontà su uno statuto ufficiale di un Ente, in questo caso la Città Metropolitana di Roma Capitale.
Si scrive, nero su bianco, che l'immigrazione e la politica delle porte aperte NON è una emergenza, NON è fatto straordinario, bensì un elemento strutturale, palese volontà politica.
L'immigrazione come potenziale sviluppo di un paese che non riesce a trattenere i propri cittadini (espatriati più di 100.000 persone nel solo 2015); un paese con il tasso di disoccupazione dell'11% (perché considerati occupati anche quelle persone che lavorano un giorno al mese con un voucher) e quello giovanile al 40%?
E' chiaro che dietro tutto questo c'è un preciso obiettivo disgregativo: una strategia mirata a scomporre il tessuto sociale italiano, a frammentare, spezzare i legami e le radici comuni. Più siamo frammentati, più si inseriscono elementi e variabili con nulla da perdere e più si alimenta la lotta tra poveri. Più i poveri sono impegnati ed in competizione fra loro e minor attenzione porranno a quello che la classe politica e dirigente fa sopra le loro teste.
Lo Statuto della Città Metropolitana di Roma Capitale è entrato in vigore il 1° Gennaio 2015 ed è stato approvato ufficialmente il 22 Dicembre 2014.
L'allora Consiglio Metropolitano era presieduto da Ignazio Marino, sindaco di Roma quota PD. Lo statuto fu approvato in sede di Conferenza Metropolitana, organo apparentemente rappresentativo di tutti i comuni della provincia.
Dagli atti ufficiali di convocazione della Conferenza, però, appare chiaro come questo passaggio era esclusivamente una formalità, a cui era improbabile avere la possibilità di opporsi.
La convocazione della conferenza, infatti, giunse ai comuni soltanto il 18 Dicembre 2014, contestualmente all'invio della bozza statutaria da approvare. Bozza, questa, che conteneva per la prima volta l'articolo 14, succitato. Tale argomento, infatti, non era stato mai menzionato nella precedente bozza ricevuta dai sindaci comunali a metà Novembre. Come si fa ad approvare un atto di tale importanza con un preavviso di soli 4 giorni???
Tutto l'iter di approvazione dello statuto è stato poco trasparente, con varie lamentele espresse dai sindaci, culminato, poi, con l'approvazione di un tale scempio proprio a ridosso del periodo Natalizio.
Gli atti di approvazione della Conferenza non sono purtroppo pubblici, quindi non mi è dato sapere con quale maggioranza questo statuto sia stato approvato e, soprattutto, chi abbia formalizzato delle obiezioni, ma è palese, nella consueta tradizione italiana, come tutti gli atti scomodi vengano approvati quando il popolo è distratto da altro (vedi festività natalizie, ferragosto).
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