giovedì 8 giugno 2017

G7 di Taormina: cosa pensano i capi di governo sul tema immigrazione?!

Tutti si aspettavano un G7 in cui, oltre ai temi caldi del medio-oriente e del terrismo, venissero affrontati in modo serio e strutturale i temi legati all'immigrazione massiccia che il continente europeo sta subendo. In particolar modo le speranze italiane erano rivolte ai partner europei affinché prendessero finalmente coscienza che il problema non può essere esclusivamente il nostro, ma distribuito fra tutti.
Ma, alla fine, come è andata davvero?!

Male, decisamente: ovvero nulla di fatto.
Al di là dei proclami delle televisioni di "regime", ormai quasi tutte allineate  al pensiero unico dell'immigrazione forzata, i documenti ufficiali del G7 mostrano una realtà demagogica, ma poco concreta.
L'unico documento che tratta marginalmente il tema immigrazione è quello che riassume le posizioni dei capi di governo, liberamente consultabile a questo indirizzo, ed in cui si dichiara quanto segue:
24) The ongoing large-scale movement of migrants and refugees is a global trend that, given its implications for security    and    human    rights,    calls    for    coordinated    efforts    at    the    national and    international    level. We    recognize that the management    and    control    of    migrant    flows    – while    taking    into    account    the    distinction    between    refugees    and    migrants – requires    both    an    emergency    approach    and    a    long-term    one.    We    also    recognize    the    need    to    support    refugees    as    close to their home countries as possible, and enable them to return safely to and help rebuild their homcommunities. At the same time, while upholding the human rights of all migrants and refugees, we reaffirm the sovereign rights    of    states,    individually    and    collectively,    to    control    their    own    borders    and    to    establish    policies    in    their own    national    interest and    national security
25) We    agree    to    establish partnerships    to    help    countries    create    the    conditions    within    their    own    borders    that address    the    drivers    of    migration,    as    this    is    the    best    long-term solution    to    these    challenges.    We    also    acknowledge    that    states    share     a     responsibility     in  managing the flows; in  protecting  refugees  and  migrants,  and  safeguarding  the  most vulnerable   of   them, such as women  at risk, adolescents, children  and     unaccompanied minors; and in enforcing border control, establishing returns schemes and  enhancing law     enforcement  cooperation. [...]
 Fodamentalmente si sono pronunciati così come si pronunciano le forze politiche critiche verso il fenomeno migratorio (e non mi riferisco agli esempi leghisti in Italia la cui estremizzazione dell'approccio linguistico non fa altro che rafforzare le posizioni pro-immigrazioniste che trovano argomentazioni facili per contrabattere la pochezza delle posizioni dei fazzoletti verdi).

  1. la difesa dei confini nazionali è legittima ed ogni paese deve affrontarla per conto suo. 
  2. si devono trovare accordi per aiutare i paesi di provenienza a creare condizioni economiche stabili che mitighino il problema alla radice
  3. si devono stringere accordi internazionali per applicare politiche di rimpatrio
Nulla di nuovo all'orizzonte, quindi, se non l'ennesima legittimazione di come criticare il fenomeno migratorio indiscriminato non significa essere razzisiti, ma semplicemente essere dotati di buon senso. Il problema vero rimane che all'ennesima dichiarazione di intenti, probabilmente seguiranno poche azioni pratiche e, soprattutto, il clima di intolleranza verso i popoli autocnoni non finirà, poiché nessuna presa di posizione forte è stata fatta a difesa dei popoli nativi europei.

Alla luce di tutto ciò, non posso che accogliere di buon occhio la nascita e la crescita di movimenti identitari europei unico ed ultimo baluardo a difesa del nostro continente.



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