domenica 31 gennaio 2016

Quarto: Movimento5Stelle vittima di se stesso

Sulla vicenda Quarto ed il Movimento 5 Stelle si è scritto di tutto, dalla strumentalizzazione portata avanti dal PD per infangare il movimento, alla pubblicazione delle intercettazioni, ai commenti dei leaders grillini fino ad arrivare alle dichiarazioni del sindaco, ora dimissionario, Rosa Capuozzo.
Io non sono un attivista del Movimento, ma ammetto di averlo guardato finora con simpatia, anche votato alle ultime politiche per un motivo semplice: nonostante non condividessi l'approccio politico della democrazia partecipativa e molte delle idee (o mancanze di idee), ho ritenuto opportuno favorire l'ingresso in Parlamento di un elemento di disturbo. Un gruppo di persone nuove che portasse un po' di sano caos all'interno di un sistema politico italiano piuttosto chiuso e poco incline al cambiamento. E, secondo quanto ho visto negli ultimi 2 anni, l'obiettivo che mi ero prefissato è stato raggiunto. Un gruppo di giovanotti è entrato in Parlamento ed ha cominciato a portare a conoscenza di un pubblico più vasto ciò che di solito è affidato ad inchieste di nicchia, per lettori di nicchia. Detto questo, la gestione del caso Quarto ha rafforzato nella mia mente, però, il forte dubbio che già nutrivo, ovvero che un movimento di questo tipo sia utile soltanto finché fa opposizione. L'estrema eterogeneità della base costituente del Movimento, che ritengo essere un elemento di caos, invece che un arricchimento della proposta politica, insieme all'auto imposto marchio di onesta dura e pura, ne impediscono, secondo me, l'affermazione come partito di maggioranza capace di guidare una Nazione ed il caso in questione ne è l'emblema.
Fino ad oggi la propaganda politica del M5S ha teso ad affermare che il malaffare è proprio di un partito, che sia esso Partito Democratico o Forza Italia, anziché propagandare il modello per cui sono le persone che costituiscono un gruppo a denotarne le caratteristiche di onestà. Probabilmente per rosicchiare dei voti ai grossi partiti, questo era uno degli strumenti principali, ma sappiamo tutti che così non è. Io credo fortemente che non esista un partito di mafiosi, ma soltanto che, se un partito acquista notorietà e forza, avrà molto più probabilità di essere infiltrato da disonesti. Il disonesto ed il mafioso non seguono un'ideologia politica, guardano ai loro interessi, punto e basta. Ergo, nel momento in cui il M5S si afferma come forza in grado di vincere un'elezione, automaticamente sarà soggetto ad infiltrazioni, così come avvenuto a Quarto. Sono altresì convinto che sia impossibile effettuare una selezione impeccabile anche con un forte radicamento territoriale, ma che sia necessario, una volta emerse delle irregolarità, prenderne le distanze. E questo ha fatto, giustamente, il M5S verso il Consigliere Giovanni De Robbio. Ma vittima della sua stessa immagine di integerrima onestà ha abbandonato anche il sindaco eletto Capuozzo. E qui sta, a mio modesto parere, il grosso errore, indotto più dalle pressioni esterne che da una logica politica.
La Capuozzo è una mafiosa e disonesta? Non mi sembra che stia emergendo questo.
La Capuozzo ha ceduto alle pressioni di De Robbio? Non mi sembra.
Allora perché non lottare insieme ad un sindaco del tuo partito, eletto appena da 7 mesi, aiutandolo a riportare la legalità in un territorio fortemento soggetto ad infiltrazioni mafiose?
Perché scappare?
Se si crede veramente nella forza rigeneratrice di un movimento nato dal basso, allora si deve lottare insieme a chi, eletto tra le tue fila, incontra una difficoltà.
Abbandonando la Capuozzo, scomunicandola, automaticamente si è lasciato il Comune di Quarto nella terra di nessuno, alla mercé della camorra.
Se il messaggio è che il M5S rifiuta il voto dei mafiosi, allora, il M5S non potrà mai più presentarsi in quel comune (e paradossalmente neanche in tutta Italia), perché, essendo il voto anonimo, non potrà mai sapere chi sono i suoi reali elettori.
L'altro aspetto che questa vicenda fa emergere, sempre secondo la mia lettura, è che non ci sia convinzione nella reale forza rivoluzionaria del concetto sintetizzato da Grillo con il motto "l'onestà andrà di moda". Se così fosse, la diregenza nazionale sarebbe scesa in campo, con forza, a sostegno di un sindaco che vuole provare a realizzare in azioni pratiche tutto quello che c'è dietro a quella frase. Tu mafioso mi hai votato? Mi hai fatto vincere? Bene, ma io non mi piego, io userò il tuo voto contro te stesso e dimostrerò che batterti è possibile, usando le armi che tu stesso mi hai dato.
Ma la paura di sporcarsi le mani, di vedere macchiata l'immagine di partito pulito ed l'assioma per cui esiste solo la disonestà di partito ha di fatto sancito la sconfitta di un'idea in cui, molti italiani hanno (o avevano) creduto. 



 

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