martedì 11 agosto 2015

Il quarto Reich: come la Germania ha sottomesso l'Europa

Ho appena terminato di leggere il saggio "Il Quarto Reich: come la Germania ha sottomesso l'Europa" di Vittorio Feltri e Gennaro Sangiuliano.
Colpito dalla presentazione che uno degli autori, Gennaro Sangiuliano, ha fatto in occasione del decimo anniversario di Castrum, manifestazione politica tenutasi quest'anno a San Vito Romano, ho acquistato e divorato nell'arco di 4 giorni.

Dal punto di vista del lettore, il saggio scorre veloce, rapido, anche se pieno di riferimenti, note bibliografiche ed espressioni in lingua tedesca. 100 pagine che si leggono in modo agevole e senza intoppi.
Dal punto di vista dei contenuti, gli autori fanno un excursus dell'ultimo ventennio di unificazione europea, delineando in modo chiaro gli step che ci hanno portato all'attuale assetto in cui una Germania predominante detta le politiche dell'intera Unione. L'occupazione dei posti dirigenziali e tecnici di prim'ordine, la solida sinergia fra le varie compenenti della società tedesca come la Corte di Giustizia, la Politica, le Bundesbank e la chiara visione egemonica rappresentano i principi cardine che gli autori individuano come le principali fonti del successo tedesco in Europa, insieme ad una carenza disarmante della classe politica/dirigenziale degli altri paesi, in primis l'Italia. 
Capitoli marginali, e secondo me del tutto inutili, sono poi dedicati alla personale biografia di Angela Merkel ed alla storia tedesca partendo da quello che è stato definito il Primo Reich, ovvero il Sacro Romano Impero.
Degni di nota, infine, sono i paragrafi dedicati alla visione che la stampa tedesca dà sia dell'Europa, che delle scelte della Germania, chiari esempi questi di come alla base della forza economica/politica di una Nazione ci sia, obbligatoriamente, l'unione del suo popolo.  

Il titolo è senza ombra di dubbio ad effetto, ma ogni singolo passo del testo portano il lettore alla consapevolezza che esso non può che essere azzeccato. Da appassionato di economia avrei voluto qualche passaggio più tecnico che spiegasse in modo più approfondito i vantaggi del cambio marco/euro per l'economia tedesca e gli svantaggi per quella italiana, ma il lavoro egregio di ricostruzione delle scelte politiche tedesche che hanno determinato il mantenimento dello stato di "crisi" in tutti quei paesi dalle economie deboli, o divenute tali dopo l'avvento dell'euro, è notevole.

Non so quali reazioni volessero suscitare gli autori, ma alla fine della lettura la mia mente non ospitava nessun tipo di sentimento anti tedesco, anzi: tutto il contrario. Una profonda ammirazione per una classe politica e dirigenziale che ha saputo onorare al meglio la missione che un popolo le ha affidato, quella cioè di curare, nel miglior modo possibile, gli interessi della Nazione che rappresentano.

Le uniche critiche vanno fatte a noi italiani, ai nostri politici, alla nostra classe dirigente che per ignavia/incapacità o malafede ha di fatto svenduto una Nazione, ceduto una sovranità e sacrificato un popolo ad un'Europa tecnocratica lontana dai principi ispiratori. Dall'Europa dei popoli e delle Nazioni, a cui anche De Gaulle guardava con interesse, si è giunti ad un'Europa di tecnocrati in cui la sovranità del popolo è stata totalmente rimpiazzata dalle volontà di un ristretto gruppo di oligarchi.

Non è criticando l'Europa, ma è criticando noi stessi e la nostra classe dirigente che forse riusciremo a cambiare rotta ed a riacquistare l'indipendenza ed una sovranità ormai del tutto perduta.



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