Ci sono delle occasioni in cui il legame tra locale e globale si palesa in tutta la sua inevitabilità; sono quelle volte in cui comprendiamo che quel poco di mondo raccontato dai telegiornali non è l’immagine di un altro pianeta, o una sorta di grande reality show, con tanti piccoli protagonisti rinchiusi in una scatola.
Così, se non possiamo sentire il tanfo dell’immondizia di Napoli, riusciamo comunque a percepire la puzza di spor-co che aleggia intorno la gestione dei rifiuti nel nostro territorio. E se ci dis-traiamo quando qualcuno ci parla delle possibilità economiche offerte dal rici-claggio, ci rendiamo conto che l’inerzia politica e culturale hanno un costo nel momento in cui leggiamo le bollette sempre più salate per i soliti servizi scadenti.
Tutto ciò da queste parti ha un nome, GAIA. Di ciò siamo andati a parlare con il sindaco di San Vito, Amedeo Rossi, da sempre particolarmente attivo per quanto concerne il consorzio. Dalla chiacchierata emergono tutte le contraddizioni di un’azienda nata per essere un’importante risorsa per il territorio e finita per diventare un’insopportabile zavorra, capace d’accumulare in pochi anni oltre 200 milioni di debiti.
Signor sindaco, partiamo dagli aumenti della Tarsu approvati nei mesi scorsi, in che modo si collegano alla situazione del GAIA?
Derivano dalla situazione del GAIA, in quanto ciò che il consorzio fa è in per-dita, per cui devono essere adeguate le tariffe ai costi reali. Si tenga presente però che gli aumenti che abbiamo fatto sono soltanto la metà di quelli richiesti-ci dal GAIA, in quanto abbiamo ritenu-to che al momento San Vito non potesse offrire di più. In particolare abbiamo
tentato, per quanto possibile, di non gravare troppo sulle famiglie, e quindi sulle abitazioni, mentre abbiamo aumentato maggiormente su fattispecie che pagavano relativamente poco come esercizi commerciali o garage. Ad esempio per un garage si pagavano 95 centesimi a metro quadro, mentre per una casa il costo era già altissimo, superiore ai 2 euro per metro.
Se gli aumenti sono stati la metà di quelli richiesti, ciò significa che l’altra metà sarà proposta in seguito?
Senz’altro, sarà diluita nel tempo.
E poi si vocifera di un ulteriore aumento.
Questo è ancora da vedere.
E tutto ciò a causa dell’inefficienza del consorzio. Secondo lei da cosa deriva questa inefficienza?
Il GAIA è stata una buona idea realizzata malissimo. Ci sono state scelte dirigenziali sbagliate, inutili investi-menti all’estero, poi ovviamente anche un sovradimensionamento dell’azienda, in parte dovuto al malcostume delle assunzioni clientelari.
Ma se l’inefficienza persiste non si corre il rischio di vedersi proporre o imporre sempre nuovi aumenti?
Direi di no. Innanzitutto il GAIA è ormai da tempo sotto commissariamento, ossia c’è un commissario con poteri pressoché assoluti ed i comuni, cioè gli azionisti, non hanno più poteri decisori. Questo commissario, nel quadro della legge Marzano, deve predisporre un piano di risanamento.
Cosa prevede questa legge?
Essa permette alle aziende con oltre 700 dipendenti e con centinaia di milioni di debiti, proprio come il GAIA, essenzialmente di “patteggiare” i debiti con i creditori. Ovviamente poi il commissario deve proporre un piano industriale; se il piano fallisce non resta che lo smantellamento del consorzio, il GAIA non può finanziarsi con continui aumenti di tariffe. Già oggi queste sono altissime.
Smantellamento del consorzio significherebbe parecchi posti di lavoro in meno. Secondo lei c’è qualcuno disposto a prendersi questa responsabilità?
Non credo che delle persone sarebbero lasciate senza lavoro. Del resto il GAIA in passato s’è fatto carico di molta della disoccupazione del frosinate e dall’area di Colleferro, è stato una sorta di contenitore di problematiche sociali. Chiaramente non è giusto che per questo paghino i cittadini.
Insomma lei ci dice che il personale del GAIA è stato assunto e percepisce stipendio non tanto in base alle esigenze lavorative dell’azienda, quanto in base alla necessità di garantire un reddito a determinate persone?
In una certa misura sì, ma comunque ridimensionerei la questione dell’esubero di dipendenti, tanto che spesso qui a San Vito non abbiamo abbastanza addetti sulle strade.
Magari i dipendenti in eccesso stanno negli uffici?
Questo non posso saperlo.
Se il sovradimensionamento non ha tutta questa importanza, quali sono secondo lei i fattori cruciali del mal-funzionamento?
Io porrei l’attenzione su scelte industriali sbagliate, nonché, ad esempio, sui mega stipendi, si parla di 1 miliardo di vecchie lire, che andava a percepire l’amministratore delegato quando l’azienda era già in crisi. Mega stipendi votati tra l’altro dai sindaci, in quanto azionisti, ma non da noi. Ci tengo infatti a precisare che la nostra amministrazione ha sempre votato contro, trovandosi però in netta minoranza con un piccola quota azionaria, dinnanzi ai pochi comuni fondatori che da soli detengono la maggioranza. Buona parte della colpa di tutto è proprio da attribuirsi ai sindaci, che non hanno voluto essere trasparenti sino in fondo, non hanno voluto rivedere bilanci palesemente gonfiati, né aprire le porte al revisore dei conti della Provincia, persona di grandi qualità, che avrebbe potuto fare un po’ di chiarezza. Si è avuto paura dell’onestà.
Ma non vi sarebbe possibilità di uscire dal consorzio? Ci risulta infatti che ci siano alcuni comuni che pensano di farlo perché insoddisfatti del servizio.
Innanzitutto nessun comune è soddisfatto del servizio, credo. Per quanto riguarda i comuni a cui si riferisce, hanno presentato ricorso al TAR, ma la pratica non è agevole.
E San Vito non pensa di uscire dal consorzio?
No, sarebbe controproducente, in quanto ci dovremmo accollare la quota di personale che il GAIA destina a San Vito, rischiando così il tracollo finanziario.
Chiaramente se non ci fosse questa zavorra tutti i comuni uscirebbero dal consorzio.
Cambiamo per un attimo argomento. Si parla adesso di un consorzio di trasporti. Non si corre il rischio che anche questo divenga strumento per assunzioni ad hoc e per garantire redditi facili a scapito dell’efficienza?
Assolutamente no, in quanto il nuovo consorzio farà solo un piano di trasporto e poi indirà un concorso per offrire il servizio.
Cioè non avrà personale?
Avrà un presidente, un direttore amministrativo ed un’altra figura, ma non una struttura completa.
E come sarà finanziato?
Esso prenderà finanziamenti dalla Regione, una quota di 50 centesimi per abitante dai comuni e poi ovviamente gli introiti del servizio, biglietti ed abbonamenti.
Per quando è previsto l’inizio dei collegamenti?
Pensiamo che già quest’estate si possa fare qualcosa.
Tornando al GAIA dal punto di vista del servizio com’è la situazione?
Esattamente l’opposto di Napoli: ci sono i bruciatori ma non c’è niente da bruciare, cioè non è in atto la raccolta differenziata, se non per quei prodotti, come vetro e carta, di cui potete vedere i cassonetti in giro per il paese.
E che fine fanno questi materiali?
Vengono portati altrove, dato che il GAIA non ha alcun sito di compostaggio, né un sito per produrre combustibile dai rifiuti.
Questo comporta anche una perdita di guadagni per il consorzio?
Ovviamente sì, per cui è necessario che il GAIA si attivi per la raccolta differenziata porta a porta. I comuni che lo fanno, soprattutto al nord Italia, hanno degli enormi risparmi sul servizio, riuscendo a trarre guadagni dai propri rifiuti.
Ad Olevano questa pratica è stata messa in atto dal comune stesso, cosa ne pensa?
E’ una goccia nell’oceano, se gli altri comuni non fanno altrettanto la discarica di Colleferro resta comunque piena. Olevano ha preso un contributo provinciale per due anni per ques ta iniziativa, ma poi dovrà cavarsela da solo e credo che sarà difficile
farlo. Per quanto ci riguarda noi paghiamo il GAIA e ci aspettiamo che sia il consorzio ad offrire questo servizio, nonché a proporre un progetto adeguato in riguardo.
Progetto che non è stato ancora presentato?
Esatto.
Articolo uscito sul mensile Empolitan a Gennaio 2008, a cura di
Roberta Proietti e Marco Quaresima
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