San Vito Romano è stato sempre un paese ricco di piccole associazioni culturali e di promozione sociale che nel tempo si sono avvicendate nello svolgimento dell’oneroso compito di vitalizzare un paese povero di attrattive come il nostro. Da quando, nei lontani inizi degli anni 90, ho cominciato a partecipare attivamente alla realizzazione di eventi musicali nel nostro comune ho notato come essi fossero il prodotto non della collettività, ma di un piccolo ristretto gruppo di amici, accomunati da una passione, volontari sostanzialmente, che avevano a cuore la causa del combattere la monotonia sanvitese. La maggior parte delle associazioni nate da allora sono state l’espressione di una cerchia di amici e solo in alcuni pochi casi si sono estese agli “estranei”. Questa chiusura ha marchiato, di fatto, determinate attività come private, quasi come fossero appartenute ai loro promotori anziché alla collettività, condizionandone quindi la continuità nel tempo. Di tutti i gruppi che si sono affacciati in questa scena, pochi sono riusciti ad essere costanti, molti si sono invece persi per strada oppure hanno ridotto notevolmente il loro operato. Dall’altro canto, coloro i quali avrebbero dovuto essere i collanti fra questi gruppi eterogenei, i veri promotori, finanziatori, spronatori, ovvero Pro Loco e amministrazioni comunali, hanno colpevolmente latitato, fallito miseramente, troppo preoccupate a coltivare il loro piccolo orticello o a smontare quello precedentemente creato da opposte fazioni politiche, per rendersi conto delle reali necessità della nostra comunità.
La situazione a cui oggi siamo giunti è deprimente, le attività di un certo rilievo e richiamo sono pressoché nulle e la concorrenza dei paesi limitrofi ci ha battuto sotto tutti i punti di vista, l’eredità del San Vito che fù, quello che ci viene decantato in tutte le campagne elettorali, quello della piccola Svizzera per intenderci, è stata sperperata ed ora il nostro paese si trova totalmente impreparato verso la nuova sfida che la futura nascita del Parco Giochi a Valmontone pone a tutti i comuni nel raggio di km da esso.
Analizzando la realtà, San Vito non ha una sagra caratteristica che lo rappresenti, che lo identifichi univocamente, non ha una tradizione carnevalesca, non ha più floride attività estive, data la pochezza espressa dalle feste politiche, uniche costanti di quel periodo ma che negli anni hanno perso il loro potere attrattivo, non ha più delle feste tradizionali, come quelle patronali in grado di richiamere pubblico esterno e non ha pià neanche attività commerciali private dedicate all’intrattenimento. Fondamentalmente, quindi, non ha una ragione valida per convincere le migliaia di amanti dei parchi a tema che nei prossimi anni cominceranno ad arrivare in queste zone a pernottare, trascorrere del tempo o semplicimente visitare il nostro comune.
Questo è preoccupante sia da un punto di vista sociale, sia da un punto di vista economico perché se è vero che il limitato territorio a disposizione difficilmente darà la possibilità di avere una zona industriale, è altresì vero che la mancata ricettività non consetirà nemmeno lo svilupparsi o il rinvigorirsi di attività collegate alla circolazione delle persone, con conseguente crescita di quel fenomeno migrativo che porta sempre più sanvitesi lontani dalla loro terra di origine. Un paese che non attrae gli altri, allontana anche i propri. Un paese che non è economicamente interessante, si svuota, si trasforma in dormitorio a basso costo per stranieri, in sterile borgo privo di vita.
Quando con gli altri membri dell’Associazione Culturale Lupo Alberto, di cui faccio parte, abbiamo provato ad affrontare questo problema, spesso il discorso si è concluso con l’amara constatazione di un mancato ricambio generazionale, di una pochezza di idee e di fantasia che contraddistingue molte generazioni, dalle nuove alle vecchie, senza distinzione di età o sesso, portando di fatto questo discorso ad un vicolo cieco, all’affermazione che gli sbocchi futuri sono minimi, ora che le persone che in questi anni si sono impegnate, cominciano ad avere sempre meno tempo da investire.
Insomma, nulla che si possa fare per evitare il declino. Questa prospettiva, però, oltre che non rosea, è a mio parere incompleta, perché si basa sugli stessi presupposti che negli anni hanno alimentato le attività sanvitesi e cioè che ci siano gruppi circoscritti di amici che prendano in mano le redini del gioco, che si diano da fare per vitalizzare questa comunità. Ma come si può sperare in un futuro approcciato con lo stesso modello che nel passato ha già parzialmente fallito?
Questa domanda retorica mi ha stimolato, portandomi ad ipotizzare un nuovo modello, forse utopistico, fatto di interazione fra i paesani, di comunicazione fra le parti che finora hanno giocato un ruolo importante nella realizzazione di attività culturali, arrivando ad essere conscio del fatto che ad oggi, non c’è modo di interagire con coloro i quali non siano già membri della propria cerchia di amici, non c’è modo di scovare nuovi appassionati, di stimolare i vecchi o di scambiarsi idee.
Non è sulla voglia dei soliti noti che bisogna puntare, ma sugli innesti di nuovi giocatori che San Vito può sperare di ricominciare a vivere.
Promuovere assemblee pubbliche è a mio modo di vedere poco proficuo, così come affidarsi al passa parola fra gli attori, perché troppo viziato da pregiudizi e faziosità politica, così c’è bisogno di un nuovo strumento che possa abbattere i confini del tempo e dello spazio, un luogo, virtualmente così grande da ospitare le idee delle persone più disparate, in cui ognuno, anche chi finora è rimasto a guardare, possa proporre la propria idea, in cui il conoscersi di persona non è strettamente necessario allo scopo, in cui gli stimoli possono venire da chi meno ti aspetti. L’unico mezzo che ci offre queste opportunità è la rete e 2 fattori possono risultare determinanti per la realizzazione di questa idea. Il primo è la disposizione, finalmente, di una connessione flat a banda larga con costi accessibili per tutti. La seconda è la presenza nel panorama internet di un mezzo di comunicazione ben collaudato e di cui molti sanvitesi sono già partecipanti attivi: Facebook.
Nel gruppo Pro ADSL, creato proprio su questo social network al fine di promuovere una raccolta firme a tema, è stata lanciata questa idea ed una timida dicussione fra i pochi sostenitori è già cominciata. Si parla di nomi, di prepare una piattaforma funzionale ma il grosso della partecipazione ancora non c’è. Da ciò questa lettera, per lanciare l’idea anche a chi per ora è disconnesso, di creare un network trasversale agli schieramenti politici ed alle associazioni già presenti, un luogo in cui dibattere del noi presente e teorizzare il noi futuro. Sul web ci si sta già provando, ora a voi la palla. Contattateci su Facebook, inviateci le vostre idee qui all’empolitan, fermateci per strada, ma riflettete e discutete, analizzate la situazione attuale, pensate se vi va a genio, fate tutto ciò che riteniate opportuno, puché vi esprimiate.
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