giovedì 8 dicembre 2022

Pagamenti elettronici Vs denaro contante

Tiene banco in questi giorni la diatriba mainstream circa il possibile innalzamento della soglia sotto la quale l'esercente può rifiutarsi di accettare pagamenti diversi dal contante che il Governo in carica vorrebbe portare da 30 a 60 euro. I vari giornali, più o meno schierati contro il Governo Meloni, stanno pubblicando una serie di articoli contro questa disposizione adducendo principalmente 2 argomenti: l'evasione fiscale ed i costi per gli esercenti che vengono ritenuti simili tra i pagamenti contanti e quelli elettronici (pos) .
A tirare la cordata di chi è contro questo provvedimento è il Fatto Quotidiano, palesemente schierato a prescindere contro l'attuale Governo che con un articolo dal titolo "Pos, quanto pesano davvero le commissioni? Le cifre sui pagamenti digitali (anche micro). “Usare le banconote non costa nulla? Non è vero”" tenta di smontare il mito delle commissioni usando come riferimento i dati dell'Osservatorio "Innovative Payments" del Politecnico di Milano snocciolati dal direttore Ivano Asaro. 

Non potendo avere accesso ai dati della ricerca, poiché il costo di abbonamento al servizio offerto dall'Osservatorio è di oltre 1000 euro l'anno, posso limitarmi ad analizzare il contenuto dell'articolo evidenziando quelli che secondo me sono i punti deboli o, per dirla in altra maniera, le forzature atte esclusivamente a mettere in cattiva luce il provvedimento governativo.

Partiamo innanzitutto inquadrando cosa è l'Osservatorio per gli Innovative Payments. Esso è un gruppo di ricerca del Politecnico di Milano che studia i sistemi innovativi di pagamento per i consumatori e i servizi aggiuntivi ad essi collegati, finanziato, però, da aziende che di sistemi di pagamento alternativi al contante fanno il loro core business. Come si può vedere dal sito dell'Osservatorio, ecco i chi sono i partner:

Un giornale sempre attento ai conflitti di interesse come il Fatto Quotidiano stranamente in questo caso non ne rileva alcuno.
Se non li rileva il Fatto, nonostante la mia malizia, assumerò anche io che non ci sia alcun interesse da parte dell'Osservatorio a fornire una lettura di parte e quindi continuerò ad analizzare il contenuto dell'articolo.

Esso cita una serie di iniziative delle banche volte a ridurre o azzerare temporaneamente i canoni mensili per il pos o le commissioni. (Intesa Sanpaolo, ad esempio, ha azzerato il canone mensile fino a fine 2022 e annullato le commissioni per le transazioni sotto i 15 euro per tutte le piccole medie imprese fino al termine del 2023. Il costo di attivazione fino a dicembre 2022 è stato abbassato da 200 a 60 euro [..]Unicredit, che ha azzerato le commissioni sotto i 10 euro – con scadenza al 31 dicembre – per tutte le imprese con un fatturato annuo al di sotto dei 5 milioni di euro. Nexi, invece, ha annullato le commissioni per tutti gli acquisti sotto i 10 euro con termine dicembre 2023. ) Questi esempi, uniti ad una rilevazione di Banca D'Italia circa i costi nascosti del contante servono al giornalista per affermare una cosa ben precisa: la differenza di costi tra il pos ed il contante è trascurabile per gli esercenti, o addirittura più favorevole il primo per le microtransazioni.
Ma quali sono i costi del contante che vengono riportati: il tempo di rendicontazione della cassa, il costo di trasporto, le assicurazioni che devono essere sottoscritte dai commercianti, il rischio di errore umano e i mancati resti sono alcuni esempi. Il costo medio del contante, secondo un report di Banca D'Italia, citato nell'articolo, e  denominato "il costo sociale degli strumenti di pagamento in Italia" è di 19 centesimi che, secondo l'articolo equivale ad un 1,1% dello scontrino medio. Nel report di Banca D'Italia, però, l'importo medio della transazione in contanti è 19,23 € che fa scendere l'incidenza di costo all'1%. (dati 2019).
Non essendo possibile ricavare un costo unico della transazione digitale, poiché ogni banca/sistema di pagamento applica le sue commissioni, l'articolo assume che la commissione media sia di 1,5%. 

Viene da sé che, pur assumendo che i dati dell'articolo siano corretti, per tutti quei pagamenti superiori ai 15 euro (ed in generale per tutti pagamenti alla fine delle varie promozioni delle banche) il costo del POS è di uno 0,5% superiore a quello del contante e, nell'ipotesi di innalzamento della soglia si traduce in 90 centesimi per una spesa di 60€ a fronte di 60 centesimi per il contante.

Ma i dati sui costi sono corretti?
Su questo nutro dei dubbi, poiché se a determinare i costi del contante sono quelli indiretti ed ipotetici, per il POS non vengono aggiunti i costi reali connessi alla singola operazione ma solo quelli legati alla commissione bancaria. 

Per il report di Banca d'Italia le principali componenti di costo del contante sono quelle legate alle
attività di “back office” quali, in particolare: la gestione dei rischi operativi e di sicurezza (frodi, furti e ammanchi), il tempo di lavoro necessario per la gestione manuale dello strumento presso le casse e il punto vendita, l’ammortamento e la manutenzione dei registratori di cassa. Una quota consistente di oneri (circa 1/4) è attribuibile al trasporto e allo “stoccaggio” dei valori. Non appaiono invece rilevanti gli oneri commissionali espliciti applicati dalle banche su questi due strumenti, in particolare per il contante, la cui incidenza rispetto al costo privato dell’esercente non eccede il 10 per cento.
Quindi, se in caso di grandi incassi in contanti, è ragionevole e quasi obbligatorio inserire i costi assicurativi sui furti così come quelli di trasporto, per tutti i piccoli esercenti di quartiere/paese, con volumi di affari giornalieri bassi e, magari, con estrema vicinanza verso gli istituti di credito per il deposito, questi costi sono del tutto incongruenti. Il panettiere sotto casa non ha un'assicurazione contro i furti/frodi, così come non necessita di un porta valori per trasportare i contanti in banca e quindi per i piccoli esercizi di vicinato il costo è decisamente inferiore ai 19 cent. stimati. 

Ma se per il contante si usano dei costi indiretti, poiché non si fa lo stesso anche per il POS?
Il direttore dell'Osservatorio ed il giornalista se ne saranno dimenticati.. Il POS, oltre alla commissione bancaria ha almento altre 4 voci di costo: l'energia elettrica per alimentare il device, la carta usata per stampare la duplice copia della transazione, il costo del collegamento remoto e quello di manutenzione del device. Costi indiretti anch'essi, probabilmente difficili da stimare, ma che esistono e si aggiungono a quelli delle commissioni.

Sul fronte della lotta all'evasione, invece, ritengo l'argomentazione del tutto strumentale, poiché pagare in contante non significa esimersi dal chiedere lo scontrino, qualora l'esercente non avesse provveduto ad emetterlo.  

 





 

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