Dicembre 1997. Il Consorzio Gaia nasce costituito da nove comuni della provincia di Roma: Artena, Carpineto Romano, Colleferro, Gavignano, Gorga, Labico, Montelanico, Segni e Valmontone per un totale di 67.000 abitanti da servire. L’obiettivo dichiarato è di gestire il ciclo dei rifiuti locali, dando una nuova e stabile prospettiva occupazionale a 150 nuovi addetti
(personale individuato prevalentemente tra i Lavoratori Socialmente Utili e gli operai espulsi dalle industrie in crisi di Colleferro). Da subito, quindi, operazione a valenza occupazionale. Con i soldi della regione per far qua-drare i conti (contributo erogato in base alla Legge Regionale 36/92).
Dal 1999 il numero dei comuni-soci sale fino a 48 coprendo un territorio che va dalle porte di Roma a buona parte del frusinate, per un totale di oltre 350.000 abitanti. Gli addetti sono passati dal centinaio iniziale al migliaio. Lo spazio cresciuto fino a 1.700 chilometri quadrati di territorio. Gaia comincia a guardare anche all’estero con rapporti di partnership in Serbia, Ucraina, Macedonia, Croazia e Cina.
Nel 2002 comincia la costruzione dei due impianti di termovalorizzazione a Colleferro. Gli impianti sono in grado di bruciare 200 mila tonnellate annue di combustibile da rifiuti (cdr) producendo energia che viene ceduta alla rete, ma il cdr viene da tutta Italia tranne che dal Lazio. Intanto i rifiuti dei Comuni soci vengono conferiti nella discarica di Colle Fagiolara
che Gaia gestisce. Si cerca di arrivare, ma senza alcun successo, alla chiusura del ciclo dei rifiuti con la costruzione di un impianto di produzione di cdr, ma ogni tentativo è vano, tanto che alla fine l’impian-to non verrà realizzato né a Valmontone né a Colleferro.
Nel 2003 si allarga anche il tipo di business: il Consorzio guarda al settore termale e delle acque minerali: acquisisce sia le Terme di Fiuggi, che non versano in buone condizioni e che oggi sono state poste in liquidazione, sia la Fonte Meo/Gabinia, una piccola ditta di
imbottigliamento con quasi un secolo di storia e la proprietà di una sorgente di acqua medicale molto nota: l’impianto di imbottigliamento, chiuso per restauro e la creazione di
una beauty farm, non è più stato riaperto. Nel 2004 Gaia da Consorzio diviene una Spa, le cui azioni sono dei comuni, ma da quel momento comincia la crisi vera e propria. Il
Consorzio non riesce più a far fronte alle rate di mutuo contratto con Cassa Depositi e Prestiti e Ministero delle Finanze e nelle numerose riunione che si svolgono i suoi amministratori chiedono l’azzeramento del prestito per uscire dalla crisi. Iniziano una serie di
trattative serrate con Acea, che da Gaia vuole solo gli impianti cedendo il ramo secco dello spazzamento e raccolta ad Ama.
In quello stesso periodo Acea aveva acquistato dal gruppo Erg gli impianti di San Vittore (termovalorizzatore), Paliano (produzione cdr), Orvieto (discarica) e il disegno cui si mira da parte di Gaia è quello di una newco con Acea, ma a fine estate lo strano arre-sto del suo presidente Scaglione, pone fine al sogno. Gaia cambia tre presidenti in pochi mesi e continua i contatti con Acea, fin quando non si vede costretta a rifiutare le sue offerte, considerate insufficienti. Inverno 2007, esce il primo bando di gara per la ces -s ione del 49% di Gaia cui s i presenta solo la spagnola Urbaser, che s i ritirerà ai primi di luglio dopo che nel corso della trattativa i Finanzieri hanno svolto il sequestro degli atti relativi ai bilanci fino al 2005. Il 2 agosto il ministro Bersani accoglie la richiesta di commissariamento in base alla Marzano e Gaia diviene una delle sei società italiane che usufruiscono dei benefici normativi, come Parmalat o, più recentemente, Alitalia.
Il resto è storia degli ultimi mesi: da 48 i comuni consorziati si sono ridotti a meno di 15, la situazione finanziaria vede il credito del Consorzio verso i Comuni superare i 50 mln di euro mettendo a rischio la sua stessa esistenza e la spasmodica ricerca di un accordo con Acea vanificato dal risultato elettorale che ha portato al campidoglio Gianni Alemanno. Il
benvenuto è dato dal blitz dei carabinieri del Noe di Roma che consegnano ben 4 avvisi di garanzia al Gaia per traffico e smaltimento illecito di rifiuti, inchiesta ancora in corso. Il Commissario Lolli, su indicazione del Ministro Scajola, prepara un bando di gara per manifestazione di interesse per l’acquisto del 100% di Gaia, cui rispondono le più grandi società nel settore. Da agosto il dossier è nelle mani del Ministro e in attesa della sua decisione, si moltiplicano le voci di possibili cordate per una trattativa privata. E proprio mentre la decisione sembra prossima, ecco i 24 avvisi di garanzia dell’operazione “cash
cow” della Finanza di Colleferro. La storia degli ultimi tempi infatti, è prevalentemente
storia giudiziaria, dove il consorzio Gaia risulta essere oggetto di indagine da parte di quattro Procure italiane: due Velletri, Roma e Bolzano per traffico illecito di rifiuti, falso in bilancio, smaltimento di Cdr non conforme e tangenti.
Tra le pieghe dell’inchiesta si intravede il mondo dei monnezzari d’Italia. Campania, Puglia, Lazio, Toscana, la regione, in realtà, poco importa. Nel centro del business ci sono decine d’intraprendenti mediatori, affaristi, maghi della trasformazione. Serve Cdr? Offrono il servizio completo, laboratorio d’analisi incluso. Produzione, trasporto, certificazione in
un unico pacchetto. “Io ho dodici carichi al giorno... pronti... subito … veloci ...”.
Antonio Vischi, il mediatore tra Gaia e la De.Fi.Am., fa la sua offerta diretta a Stefania Brida, responsabile dei rifiuti di Colleferro. “Mandameli... otto sabato... mandameli, capito?”. Ci pensa poi Antonio - secondo i magistrati - a sistemare i certificati, a far uscire dai
laboratori i risultati giusti, a contrattare il prezzo, a far “risparmiare moltissimo sulla macinazione”. Tutti sanno che di legale c’è ben poco, sanno di lavorare sul filo del rasoio, sanno che “se i Noe ci acchiappano ci fanno un c... così”. Sanno, tacciono, trasporta-no, bruciano. Il 30 aprile 2008 arriva a Colleferro del materiale proveniente dall’impianto del salario e il gruista telefona allarmato alla responsabile Stefania Brida: “E’ arrivato questo carico dalla Salaria... é grosso... ce stanno pure delle gomme, delle macchine
intere” La Brida risponde: “Si si m’avevano giá avvisato... me devi sta attento... te mescola mescola che rischiano di non bruciare... capito?” Costi alti, altissimi, perché in realtà di cdr ce n’è poco. Secondo il piano regionale dei rifiuti, il Lazio ne produce ogni anno 140.730 tonnellate, che a mala pena basterebbero per l’impianto di Colleferro. Quando poi il piano di realizzazione dei nuovi inceneritori andrà in porto, nel Lazio ci sarà una capacità di bruciare 710.000 tonnellate l’anno di combusti-bile da rifiuti, con un giro d’affari di quasi 70 milioni di euro solo per il costo del cdr. Se già oggi il mercato dei rifiuti laziale è straordinaria-mente ricco per i tanti mediatori, il futuro immediato sarà la miniera d’oro delle ecomafie.
E’ bene tenere a mente il quadro descritto nell’indagine dei carabinieri del Noe di Roma. C’è un territorio continuo che scende da Roma fino a Caserta, che è oggi la terra degli inceneritori, del cdr, del movimento frenetico di tir, della logistica della monnezza. Malagrotta, Albano, Colleferro, San Vittore nel Lazio sono gli impianti presenti e futuri
del cartello Cerroni - Acea - Ama. Acerra è il terminale campano dell’asse del “ciclo industriale dei rifiuti” che sta entrando in funzione proprio ora.
Cfr. www.youtube.com - Sabato&Domenica - La
Repubblica Tv
www.rai.it - Report: L’oro di roma del 23 novembre
2008
Articolo uscito sul mensile Empolitan a Gennaio 2010, a cura di
Giuseppe D’Attilia
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