mercoledì 18 gennaio 2012

IFQ: tutto pur di far la notizia che si vuole

Generalmente leggendo la solita stampa strillona, fanfarone e faziosa sto zitto, però a volte, quando si esagera, non riesco proprio a fermare l'istinto di scrivere.
Mi è successo oggi leggendo l'articolo "Vattani il console picchiatore" de Il Fatto Quotidiano riguardante l'ennesimo episodio della telenovela di Mario Vattani.
Non è mio compito analizzare le responsabilità di Vattani, né tantomeno giudicare la sua condotta al di fuori del suo incarico istituzionale è chiaro però come, ormai, il suo destino sia segnato data la mole di articoli ridondanti che vengono prodotti da determinati organi di stampa, al fine di sollecitare un intervento del governo.
Tra le fila di questa stampa posso certamente annoverare anche Il Fatto Quotidiano, ovviamente, che con quest'ultimo articolo di Marco Lillo consegna una pietra miliare alla storia del giornalismo fazioso, falso e squallido.

Tanto per essere chiaro, non voglio né mancare di rispetto al signor Andrea Sesti, del quale non metto in dubbio la tragedia, né difendere il sig. Vattani che non credo abbia bisogno di me, ma soltanto attaccare il metodo usato dal sig. Lillo e dal IFQ per questo articolo. 

Cominciamo analizzando il titolo ed il sottotitolo:
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Vattani il console picchiatore
Sesti: “Mi aggredì al Capranica”
Parla l'uomo che nel 1989 fu vittima grave di una spedizione punitiva a Roma di un gruppo di estrema destra davanti al cinema a due passi da Montecitorio.
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Si parte subito con la fanfara. Poche parole, ma chiari concetti da veicolare: Vattani è un picchiatore, ha partecipato ad un raid punitivo di stampo politico (di estrema destra) nei confronti di tale Sesti.
Per il lettore medio, quello da condivisione su social network o da rassegna web veloce, la storia è stata già scritta.
Leggiamo però cosa dice l'articolo all'interno.

La storia parte nel modo più smielato possibile, si tira in mezzo la famiglia, i figli piccoli e si tocca il punto di diabete con << Andrea Sesti [...] è un uomo maturo con tre figli. I due più grandi hanno 11 anni e 9 anni [...] Mario Vattani, l’uomo che, 22 anni fa, davanti al cinema Capranica di Roma ha partecipato alla spedizione punitiva che poteva uccidere Andrea prima ancora che potesse sognare di essere il loro papà. >> 

Poi, tra le domande, si arriva al primo punto interessante in stretta relazione con quanto si afferma nel titolo:
<< Ero andato con tre amici e due amiche a vedere una rassegna di film horror al cinema Capranica, a due passi dal Pantheon. Durante la proiezione, incrociammo gli sguardi con tre-quattro ragazzi. Erano chiaramente di destra e già noti a Roma. Come noi, che on eravamo noti né violenti come loro, sembravamo già dai vestiti, di sinistra. >>

La trascrizione dell'intervista aggiunge il dettaglio degli abiti per associare l'accaduto all'estrema destra, nel vocale però è il giornalista a forzare la mano con il qualificativo skinheads per iniziare la quadratura del cerchio. 

Andiamo avanti:
<< C’erano sicuramente i due gemelli Stefano e Germano Andrini, e poi un altro che fu arrestato (Andrea Pennacchietti) e c’era certamente Mario Vattani, che invece fu assolto completamente. >>

Ok, i giudici generalmente tanto amati ed osannati dal Fatto,  questa volta, pronunciando una piena assoluzione non sono degni di nota e quindi, il dettaglio dell'assoluzione non entra pesantemente in gioco nell'articolo. Gli viene dato un ruolo marginale che non intacca minimamente lo spirito ed il messaggio del titolo, ma anzi, si tenta di sminuire il tutto veicolando un altro messaggio:  la "corruzione" degli imputati.
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Un’ora prima della prima udienza arrivarono con un libretto al portatore da 90 milioni di vecchie lire e me li offrirono per ritirare la costituzione di parte civile. Non so chi li pagò, ma certo Vattani era tra i personaggi coinvolti quello che sembrava avere le maggiori disponibilità.>>

Uhm... Finora soltanto ipotesi, congetture e forzature giornalistiche per confutare l'unico fatto chiaramente dimostrabile: la completa assoluzione per i fatti contestati ed una sola testimonianza, inascoltata, a collocare Vattani sul luogo dell'agguato.

Nonostante questo, però, il giornalista si spinge oltre: un appello verso il ministro Giulio Terzi di Sant’Agata con ovviamente il chiaro intento di forzare ulteriormente l'eventuale iter disciplinare.

Come affermato già prima di questa mia breve esposizione, non è mio scopo confutare la versione esposta dal sig. Sesti, né tantomeno ignorare quanto possa aver subito 20 anni fa, certo è che i fatti, verificati, ci offrono un quadro diverso, decisamente meno scontato e fazioso.
E' doveroso però notare come il signor Sesti abbia taciuto per 20 anni, non lamentandosi finora del ruolo istituzionale che stava svolgendo il sig. Vattani ed abbia sfruttato il momento mediatico favorevole per effettuare questa intervista, che, dato il tono alquanto tremolante della voce, non so quanto sia spontanea.

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