martedì 27 aprile 2010

Il Castagneto VIII atto (Empolitan 04-2010)


Il 13 Aprile 2010 è andato in onda l’ennesimo atto dello spettacolo tragicomico, con tinte gialle, “l’affaire residence il Castagneto”. A portarlo in scena non è stata la compagnia Rido ergo Zum ed il palcoscenico non l’ormai sempre più solitario Teatro Caesar, bensì l’aula Consiliare del comune di San Vito Romano con attori protagonisti i 17 rappresentanti della nostra democrazia, impegnati nel tentativo di tranquillizzare la propria coscienza di fronte ad una imbarazzante questione, ormai protrattasi per troppo tempo.
Questo fa la politica italiana, a partire dal livello più basso: cerca un palliativo che distolga la propria ed altrui attenzione dai suoi stessi errori, propinando come lieto, il fine (?) di una storia che non avrebbe dovuto neanche iniziare, se tutti avessero fatto il loro dovere, di cittadini in primis.
Il dado, ormai, era tratto, il problema scandalosamente sorto, i risparmi di molte famiglie già investiti per esserci una possibilità di tornare indietro, per ostentare un po’ di rigore che a tutti gli stadi della nostra democrazia sembra mancare e così ci si è tappato gli occhi per non vedere come le parole pronunciate facevano sorridere chi questo film l’aveva già immaginato. Ed eccoci quindi tutti chiamati a prendere atto di come la società responsabile della stabile “Il Castagneto” ammetteva implicitamente di aver commesso degli errori e di essere pronta a sanare le irregolarità evidenziate dalla Commissione di Vigilanza, ripercorrendo a ritroso il percorso fatto. Una sterile lettera in cui vengono manifestati gli intenti di rientrare (in parte) tra le righe della legalità, letta a voce alta dal vice sindaco Fiore, in cui si illustra:
1) il rinnovo della fidejussione assicurativa fino al 2011
2) Un accordo con la famiglia Coni di compravendita del terreno sul quale è stato edificato il parcheggio pubblico ed uno dei locali che dovevano essere già stati annessi al patrimonio comunale
3) Una proposta di cambio del locale sopracitato (da destinarsi a rimessa per Protezione Civile) perché quello preventivato nella convenzione, nella realtà delle tavole non esiste neppure
4) 3 pre-contratti di riacquisto degli appartamenti venduti come civile abitazione, destinati invece ad un uso turistico
5) Ripristino della zona di parcheggio davanti l’attuale farmacia, come da progetto originario

Cinque intenti, questi, che dovrebbero ricondurre l’ex Albergo “Il Castagneto” ad uno stato di regolarità (ma i mattoncini che campeggiavano nei rendering iniziali della struttura dove sono, ad esempio?).
Si dibatte sulla competenza e sulla legittimità di un’eventuale deliberazione sull’argomento, ci si vanta di essersi presentati pubblicamente a condividere un iter che avrebbe potuto svolgersi dietro le quinte, vengono perse di vista le gravi mancanze ed inadempienze precedenti, bollate come roba vecchia. Il passato si vuole dimenticare perché ora c’è il caso umano da salvaguardare, le persone che hanno investito in quello stabile, che vi hanno aperto o trasferito un’attività commerciale, quelle che hanno acquistato una casa pur non risiedendoci e quelli che invece ne hanno fatto il loro nido d’amore. Sono loro giustamente da difendere adesso, sono loro che pagherebbero le conseguenze delle leggerezze(?!) passate, dell’ignoranza di tutti, della tentata truffa (termine usato dallo stesso sindaco, ndr) ai danni del pubblico e del privato. Questo non può essere permesso. E così gli e(o)rrori si trasformano in meriti per aver quasi portato a termine una vicenda con molti lati oscuri, le scuse che sarebbero dovute essere d’obbligo mutano in propaganda per l’essersi dimostrati vicini alle vittime, un’indagine della Magistratura in corso viene snobbata con ostentata tranquillità ed il peccatore osannato come benefattore, concetto espletato d’altronde anche dalla pietra del ricordo lungo le mura della Villa Vittorio Bachelet (al quale va comunque dato atto di aver riconvertito ciò che era soltanto un rudere).
Il tutto rafforzato dal parere di un tecnico, quello comunale, che dovrebbe essere super-partes e che avrebbe il compito di limitarsi esclusivamente agli aspetti più tecnici, ridotti, invece, soltanto all’ammissione della possibilità esistente di requisire l’intero stabile.
Il lieto fine, la favola volge quasi al termine e la giustizia (?!) ha trionfato, l’unica soluzione indolore è caduta dal cielo, l’Amministrazione ha la coscienza a posto, dopo anche le lettere di avviso inviate ai proprietari degli appartementi residenziali, il cittadino non ha perso moneta preziosa e la minoranza anziché attaccare nuovamente la sostanza, si ferma alla forma, appagata forse dall’esposto alla Magistratura già presentato.
Ma chi si preoccuperà di spiegare al sanvitese il perché i lavori non sono stati bloccati quando ce ne erano le condizioni evitando così lo scacco umanitario su cui si sta ora facendo leva, oppure chi ha voltato lo sguardo anziché controllare ed ora invece martoria i privati cittadini solo per una ristrutturazione?
Chi si farà carico di capire in che modo 3 diversi notai abbiano potuto convalidare 3 atti di vendita di appartamenti non certo destinati a civile abitazione?
Chi vigilerà questa volta affinché le opere promesse vengano effettivamente realizzate nei tempi e nei modi previsti?
Chi risarcirà le persone e le cose che in questi mesi sono stati danneggiati dalla mancanza di un parcheggio antistante lo stabile?
Ad una parte di queste domande sta provando a rispondere il pm di Tivoli Luca Ramacci, qualcun’ altra rimarrà pubblicamente senza risposta ma inconsciamente chiara, mentre noi tenteremo di raccontare anche nei prossimi mesi il proseguo di questa storia, ricordandone bene il messaggio che ne traspare, per cui chiunque (?) con il beneplacito di altri, possa tentare una manovra illecita, avendo poi la garanzia che, nel caso qualcosa andasse storto, potrebbe sempre tornare indietro, senza colpo patire, per ora.

Pubblicato su l'Empolitan (www.empolitan.org) di Aprile 2010

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