venerdì 17 luglio 2009

Omosessualità e pedofilia, riflessioni sul comune concetto di normalità


Il processo di evoluzione costante che interessa il mondo in cui viviamo, fa si che, durante l'inesorabile trascorrere dei secoli, le abitudini di noi abitanti del globo, così come i modi di pensare, i rapporti interpersonali, le relazioni sociali e così via, cambino, vengano modificate e si adattino alle correnti di pensiero comunemente accettate in una specifica comunità / area geografica in quel determinato arco temporale.Questi cambiamenti impliciti rimangono per lo più celati ad una superficiale riflessione perché parte integrante del nostro patrimonio culturale.Una meditazione attenta, però, ispirata dalla storia che ci viene insegnata sui libri di scuola o dalla semplice osservazione di un periodo più o meno recente, può farci balzare subito agli occhi come i nostri usi e costumi cambino a causa di fattori storici, culturali, ambientali che si miscelano tra loro.Un esempio lampante è il cellulare, qualche anno fa soltanto un optional ed ora oggetto indispensabile fin già da bambini. Altri cambiamenti, però, hanno interessato il corso della storia, non sempre legati all'evoluzione tecnologica. L'aspetto su cui vorrei porre l'attenzione è ciò che molto semplicemente chiamo normalità: ovvero la nostra soglia di valutazione dei comportamenti, delle azioni, il metro di giudizio che ognuno di noi usa quando deve relazionarsi con un qualcosa che gli sta attorno. La normalità è un concetto ambiguo, se da un lato potremmo pensare che questa detti le nostre scelte, allo stesso modo possiamo dire che essa è regolata dalle stesse nostre scelte intese come scelte ed opinioni della comunità. Non è mio volere indagare su cosa influenzi questa percezione, ma piuttosto, su come essa influenzi i nostri modi di pensare. Per fare ciò ho bisogno di dichiarare un punto cardine su cui far ruotare tutto il discorso. Questo punto è un'affermazione molto semplice ed intuitiva: ciò che in un determinato periodo storico viene percepito come "normale", influenza il giudizio di una persona rispetto ad un comportamento target e fa sì che, quello stesso comportamento, rapportato ad un diverso periodo storico, possa suscitare un diverso giudizio. Un esempio a supporto può essere rappresentato dal ruolo che la donna ha rivestito negli ultimi 150 anni, la sua emancipazione che l'ha portata da ombra della figura maschile, a essere umano di pari diritti e doveri. Oggi è del tutto normale che una donna possa andare a votare o possa ricoprire un ruolo importante in ambito lavorativo, 100 anni fa la normalità era totalmente l'opposto. In questo momento storico stiamo vivendo, soprattutto in Italia, un'altra rivoluzione, una rivoluzione del concetto di sessualità che interessa la consueta visione di una coppia, dei suoi elementi costitutivi, dei suoi diritti. Sono temi attuali, infatti, le unioni omossesuali, i movimenti che mirano a concedere loro gli stessi diritti delle coppie abituali e quindi, anche, la stessa possibilità di avere una prole. L'omosessualità, allora, che fino a qualche tempo fa era considerata un comportamento da nascondere, perché non comunemente riconosciuto come normale, e non ben visto, ora è alla ribalta dei nostri teleschermi ed è diventato oggetto di discussioni parlamentari. Segni questi, inconfondibili, di quanto questo cambiamento abbia già interessato la nostra cultura e l'abbia influenzata (non sta a me giudicare se in bene o in male). In difesa quindi di una libertà di pochi, si sta cercando di rendere normale un comportamento deviante della nostra identità umana, di rendere naturale ciò che, invece, tanto naturale non è. E' notizia di qualche tempo fa la nascita in Olanda di un partito, soprannominato dei pedofili, che mira ad abbassare il limite dei 16 anni, età a partire dalla quale si possono legalmente avere rapporti sessuali, a 12 anni ed a promuovere, come fossero diritti, il voto, il fumare, fare scommesse e bere alcool a partire da dodici anni e l'educazione sessuale a partire dall'asilo. Sono notizie attuali invece i PACS o DICO, che dir si voglia. Anche in questo caso, una minoranza, tenta di innalzare la nostra soglia di percezione della normalità con il pretesto di una maggiore libertà, per far comunemente accettare un comportamento deviante, oggi giudicato come reprovevole. Non voglio forzare i giudizi, ognuno di noi, credo, ha abbastanza coscienza per farsi un'opinione personale su questi movimenti, ma soltanto far riflettere sul concetto di libertà. Fin dove dobbiamo spingerci in nome di una libertà? Quanto può essere alzata l'attuale soglia di normalità e quante altre devianze vogliono essere riconosciute come espressioni di libertà? Non si può adesso, discriminare, giudicare quali tra i vari comportamenti portati ad esempio devono essere accettati oppure condannati, perché come la storia ci insegna, ed io stesso affermo poche righe più su, ciò che in un determinato arco temporale rappresenta il diverso, l'atteggiamento da condannare ed ostacolare, può, in un altro periodo, essere invece appoggiato o del tutto ignorato. Si può, e si deve, invece, riflettere su quale sarà l'orientamento futuro dell'umanità, capire se esso ci piace, se è un mondo nel quale sapremmo ancora vivere e soprattutto se è un mondo che vogliamo sostenere. La mia idea in merito è abbastanza negativa. Non credo di riuscire ad appoggiare un mondo in cui un bambino dodicenne, che vive in un nucleo familiare formato da due uomini possa avere rapporti sessuali con adulti di 60 anni…. E la vostra?

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